Flussi e deflussi

La vendetta dell’istituzione e dell’insipienza
Un santo laico suo malgrado, Georges Brassens

 di Inisero I. Gerbonzi

 

«The radical invents the views. When he has worn them out the conservative adopts them»[1]
Mark Twain — Notebook, 1898

 

Georges Brassens ce l’ha messa tutta per infangare le istituzioni e il senso della morale. Ha scritto canzoni in cui magistrati vengono sodomizzati da vellosi primati (Le Gorille, 1953), gendarmi semicastrati da vigorose megere (Hécatombe, 1953), agenti indirettamente irrisi (Le nombril des femmes d’agents, 1955), capi militari e segretari di partito definiti cons, ovvero stronzi o coglioni (Quand les cons sont braves, postuma); oppure versi in cui i pubblici moralisti tentano di ammazzare il suo spirito libero (La mauvaise réputation, 1953), in cui si deride l’istituto scolastico (La maîtresse d’école, postuma), il mondo dei critici (Les trompettes de la renommée, 1961), si stigmatizzano le mogliettine pruriginose e crudeli (Brave Margot, 1954); in cui una ragazzotta viziosetta si inserisce nella vagina ceri soltanto se benedetti (Mélanie, 1976)... Parole in musica ove si stigmatizza la legge, la morale, lo Stato, la religione, la popolare e popolana stupidità, bigotteria e panurgismo[2]...

   Insomma, il caro Brassens ha tentato di ridicolizzare ogni momento del luogo e del senso comune e del pudore, ma niente: non è bastato.

  La retorica del potere e del popolicchio mitizzatore e immemore lo ha battuto, ovviamente postmortem (il nostro ha rifiutato, in vita, la Légion d’honneur).

   E così la via più sordida battuta da istituzioni e borghesucoli per vendicarsi del loro castigatore è quella di intestargli una via. In Francia (e isole lontane) esistono decine e decine di rue, place, avenue, boulevard, allée (viale), cours, square, chemin (cammino), impasse (vicolo) e parc e èspace e bibliothèque e école... in decine e decine di città, cittadine, paesi, ... dedicate a Georges Brassens. Ogni agglomerato è buono per consumare la succulenta vendetta: la giustapposizione e parificazione a santi, generali, papi, capi di stato, boia vari, in una gara risoluta all’omologazione vigliacca e pelosa.

 


 «I morti ostruiscono le città, le strade, le piazze. Li incontriamo in marmo, in pietra, in bronzo... Le piazze portano i loro nomi o quello delle loro imprese. Il nome della strada non indica la sua posizione, la sua forma, la sua altitudine, il posto, parla solo di Magenta o di Solferino, un’impresa di morti dove si è molto ucciso; vi ricorda sant’Eulerio o il cavaliere di Barre, uomini la cui sola qualità fu d’altronde quella di morire».

Albert Libertad, Il culto della carogna, 1905 circa
Edizioni Anarchismo, 2001


 

   «Leur auraient mêm’ coupé les choses / Par bonheur ils n’en avait pas»[3]

   Il massimo dell’insipienza lo si è raggiunto a Brive-la-Gaillarde, ove il mercato locale fa da scenario a una delle più celebri canzoni di Georges Brassens: Hécatombe. Per mera necessità di rima con gaillardes, Brassens situò gli eventi di un epico scontro fra massaie e gendarmi nel mercato, appunto, di quella cittadina. Oggi la piazza del mercato è a lui dedicata e qualcuno del posto è addirittura pronto a indicare la soffitta da cui lo chansonnier avrebbe osservato l’ecatombe delle guardie — quando ovviamente mai Brassens è stato in quel luogo...

 

    Epilogo sur-realissimo. La coda post-vendicativa del potere giudiziario e dei suoi mandati

   «Dans la nuit du 24 juillet 2009, un Rennais de 27 ans avait chanté Hécatombe, de Brassens, dans laquelle il est question de «mégères gendarmicides». Et ce, depuis la fenêtre d’un appartement de Cherbourg. Le public ? Trois policiers qui n’ont pas apprécié. [...] Le prévenu a été condamné à un travail d’intérêt général de 40 heures. Il devra aussi verser 100 € à deux policiers»[4]. Traduco. Nella notte del 24 luglio 2009, un rennese[5] di 27 anni ha cantato Hécatombe, di Brassens, nella quale si parla di «megere gendarmicide». E questo, dalla finestra di un appartamento di Cherbourg[6]. Il pubblico? Tre poliziotti che non hanno apprezzato. [...] L’imputato è stato condannato a 40 ore di lavori socialmente utili. Dovrà anche versare 100 euro a due poliziotti [la monetizzazione dell’onta..., n.d.a].

 «Je suis anarchiste au point de toujours traverser dans les clous
afin de n’avoir pas à discuter avec la maréchaussée
»[7]

Georges Brassens

 
 


[1] Il radicale inventa nuovi punti di vista. Quando li ha esauriti, il conservatore li fa propri.

[2] Francesismo traducibile con “pecoronismo”, “codismo”, “comportamento di chi segue la massa” (panurgisme, dalla pecora di Panurge, in Pantagruel di Rabelais).

[3] [Le megere alle guardie] Gli avrebbero pure tagliato le palle / per fortuna non ne avevano (Hécatombe, 1953).

[5] Rennes, città di 210.000 abitanti, del nord-ovest francese, che non annovera nel suo stradario alcun luogo pubblico intestato allo chansonnier di Sète (sua città natale, che gli ha dedicato una stradina con 34 civici).

[6] Comune francese di 27.121 abitanti situato nel dipartimento della Manica nella regione della Bassa Normandia.

[7] Sono anarchico a tal punto da attraversare sempre sulle strisce per non dover discutere con i gendarmi.