Figlio di un arguto barbiere capace di scrivere epigrammi e pasquinate anche in latino — e per questo controllato da «spie e sbirri papalini» — Filippo Chiappini (1836-1905) si laurea in medicina e pratica la professione fin quando va a insegnare fisica e igiene presso una scuola superiore femminile. Schivo, non pubblicò che poche cose in vita. I suoi sonetti in romano (circa 200) e le sue cinquemila schede sulla lingua parlata a Roma (raccolte nel Vocabolario romanesco da Bruno Migliorini, 1933) furono pubblicati postumi. Interessante un suo scritto su Gaetano Santangelo (1782-1832), detto Ghetanaccio, burattinaio che restò per lungo tempo nella memoria dei romani.
Il Chiappini entrò in polemica con Trilussa per il blando suo uso del romano.

 

Filippo Chiappini


Er zuruggnone

 

Vedi laggiù llaggiù, cquer friggitore?

Vedi le quattro fiaccole che stanno

Lì ssur bancone, si cche bber (1) chiarore,

Si cche bbella girannola che ffanno?

 

Da lontano è accusì, mma pperò, quanno

Te ciavvicini un po’, senti un fetore,

‘Na puzza poi, che ffà vvenì l’affanno,

L’asma de petto, l’oppression de core.

 

Compaggni a cquele fiaccole, vedrai

Che sso' ll’ommini, so', ccaro fijjolo,

Bòni in distanza, ma a ttrattalli? Guai!

 

Te carza? T’entra bbe’ nner cirignolo, (2)

‘Sto paragone mio? Mò ccapirai

Perch’io, me piace de stà ssempre solo!

 

9 dicembre 1866

 

1. ber: bel. 2. Ti calza? (Ti torna?) Ti entra per bene nella cucuzza?

 

da Filippo Chiappini, Sonetti romaneschi (1860-1895), Roma, 1926

 

Illustrazioni
Bartolomeo Pinelli, Er friggitore, da Raccolta di Costumi di Roma, 1809